venerdì 22 ottobre 2010

ECCO COME RATZINGER HA FATTO IL FUNERALE ALLA CHIESA CATTOLICA : ha processato tutti i Teologi del rinnovamento ecclesiale: PEDOFILIA E FINANZA NO!

COSI’ L’ALLORA CARDINAL RATZINGER ( sostenuto da Wojtyla e dall’ establishment vaticano ) HA FATTO IL FUNERALE DELLA CHIESA CATTOLICA ROMANA – da 25 anni processava i Teologi più intelligenti del rinnovamento che dovevano riformare la Chiesa : invece PEDOFILIA e SCANDALI FINANZIARI L’HANNO TRAVOLTA – TUTTA L’INCOERENZA E LA FALSITA’ E’ VENUTA A GALLA – ALTRO CHE RELATIVISMO! – OGGI LA CHIESA E’ OGGETTO DI DISPREZZO INTERNAZIONALE, MA IL PAPA NON SE NE ACCORGE…

COSÌ IL CARDINALE RATZINGER PRESE DI MIRA I PROGRESSISTI E LASCIÒ IMPUNITI I PEDOFILI

Sabato 03 Luglio 2010 12:57

di Federico Rampini in “la Repubblica” del 3 luglio 2010

Joseph Ratzinger, quando da cardinale dirigeva la Congregazione per la dottrina della fede, fu «parte di una cultura di non-responsabilità, negazionismo, e ostruzionismo della giustizia» di fronte agli abusi sessuali commessi da sacerdoti. Lo afferma il New York Times sulla base di documenti interni alla Chiesa, interviste a vescovi ed esperti di diritto canonico. Dal reportage emerge una versione molto diversa, sul ruolo di papa Benedetto XVI, rispetto alla descrizione ufficiale fornita dalla Chiesa. Tra le rivelazioni spunta un vertice segreto avvenuto in Vaticano nel 2000 tra Ratzinger e i vescovi delle nazioni anglofone più colpite dagli scandali di pedofilia: Stati Uniti, Irlanda, Australia.

Secondo il vescovo Geoffrey Robinson di Sidney, che partecipò all´incontro segreto, Ratzinger «impiegò molto più tempo a riconoscere il problema degli abusi sessuali, rispetto a quel che fecero alcuni vescovi locali». Nell´intervista al New York Times il prelato australiano si chiede: «Perché il Vaticano era così tanti anni indietro?». Il New York Times smonta la linea di difesa che la Santa Sede ha tenuto sull´attuale pontefice. Il Vaticano ha descritto come una svolta la decisione del 2001 di dare alla Congregazione diretta da Ratzinger l´autorità di semplificare le procedure e affrontare direttamente i casi di pedofilia. Dopo quella decisione, annunciata con una lettera apostolica di Giovanni Paolo II, il cardinal Ratzinger sarebbe emerso come uno dei più coraggiosi nel riconoscere la minaccia degli abusi sessuali per la reputazione della Chiesa. Tutto questo viene confutato nella ricostruzione del giornale americano. In realtà la Congregazione aveva già gli stessi poteri dal 1922, secondo diversi esperti di diritto canonico interpellati. La lettera del 2001 non segnò affatto una svolta. Al contrario, la Chiesa si decise ad agire solo in grande ritardo, sotto la pressione di alcuni vescovi anglofoni in prima linea negli scandali.

«Per i due decenni in cui ebbe la guida della Congregazione», scrive il New York Times, «il futuro Papa non esercitò mai quell´autorità. Evitò di intervenire anche quando le accuse e i processi stavano minando la credibilità della Chiesa in America, Australia, Irlanda, e altri Paesi». Ancora oggi, prosegue l´articolo, «molti decenni dopo che gli abusi sessuali da parte dei sacerdoti sono diventati un problema, Benedetto XVI non ha istituito un sistema di regole universali» per affrontarlo. Al contrario permane tuttora «una confusione dilagante tra i vescovi, sul modo di affrontare le accuse». Eppure i segnali d´allarme per il Vaticano vengono da lontano. Nel 1984 il reverendo Gilbert Gauthé di Lafayette, Louisiana, ammise di avere molestato 37 minorenni. Nel 1989 uno scandalo enorme scoppiò in un orfanatrofio cattolico del Canada. Nella prima metà degli anni Novanta 40 fra preti e monaci australiani erano sotto processo per abusi sessuali. Nel 1994 cadde un governo in Irlanda per avere negato l´estradizione di un prete pedofilo. A quel tempo il cardinal Ratzinger aveva consolidato la sua autorità al vertice della Congregazione, dove era stato nominato nel 1981.

«È lui», sottolinea il New York Times, «che avrebbe potuto avviare azioni decisive negli anni Novanta, per impedire che gli scandali diventassero una metastasi, diffondendosi da un Paese all ´altro». Ma le sue priorità erano altre. Fin dal 1981 Ratzinger aveva identificato «la minaccia fondamentale per la fede della Chiesa»: la teologia della liberazione, il movimento dei preti progressisti che si stava affermando in America latina. «Mentre padre Gauthé (il pedofilo, ndr) veniva processato in Louisiana, il cardinal Ratzinger stava sanzionando pubblicamente i preti del Brasile e del Perù per aver sostenuto che la Chiesa doveva impegnarsi a favore dei poveri e degli oppressi. I suoi strali colpirono poi un teologo olandese favorevole a dare funzioni ecclesiali ai laici, e un americano che sosteneva il diritto al dissenso sull´aborto, il controllo delle nascite, il divorzio e l´omosessualità». Per reprimere ogni velleità di autonomia delle Chiese nazionali, Ratzinger usò la sua autorità per affermare che le Conferenze episcopali «non hanno un fondamento teologico, non appartengono alla struttura della Chiesa». Un´offensiva fatale, scatenata proprio nella fase in cui alcune conferenze episcopali nei Paesi anglofoni avevano cominciato ad affrontare gli scandali in modo aperto, e chiedevano di poter sanzionare i preti pedofili senza aspettare le lungaggini dei processi canonici.

http://www.corriere.it/
IL VATICANO: «STUPORE PER LA DECISIONE DEI GIUDICI»
Soldi dello Ior: il tribunale del riesame conferma il sequestro dei 23 milioni
La cifra era su un conto corrente del Credito Artigiano. E nell’indagine spunta un collegamento con l’inchiesta G8

NOTIZIE CORRELATE
Ior, il presidente sentito dai pm «Ho agito secondo le regole» (30 settembre 2010)
Lo Ior e l’operazione trasparenza: la chiusura dei 13 conti laici (27 settembre 2010)

Il presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi (Ansa)MILANO – Il tribunale del Riesame ha confermato il sequestro in via preventiva dei 23 milioni di euro dello Ior depositati su un conto del Credito Artigiano Spa. Il sequestro era stato disposto dal Gip del Tribunale di Roma Maria Teresa Covatta, accogliendo le richieste del procuratore aggiunto Nello Rossi e del sostituto Stefano Rocco Fava, nell’ambito di un’inchiesta su presunte omissioni legate alle norme antiriciclaggio da parte della banca vaticana.
L’INCHIESTA – L’inchiesta della Procura di Roma vede indagati il presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi ed il direttore generale Paolo Cipriani. L’azione penale è partita sulla base di una segnalazione dell’Unità informazioni finanziarie (Uif), la quale, il 15 settembre scorso, aveva già disposto la sospensione per cinque giorni, perchè ritenute sospette, di due operazioni disposte dallo Ior sul conto aperto presso la sede romana del Credito Artigiano. Si tratta della movimentazione di 20 milioni destinati all’istituto di credito tedesco J.P. Morgan Frankfurt e di altri tre milioni destinati alla Banca del Fucino. Sul conto sono depositati complessivamente 28 milioni di euro.

I PARTICOLARI DELL’INCHIESTA – Una serie di operazioni finanziarie compiute dallo Ior nel corso del 2009 e segnalata come sospetta dall’Unità di informazione finanziaria. I documenti depositati dalla Procura di Roma al tribunale del riesame nell’ambito dell’inchiesta che coinvolge l’istituto delle opere di religione, denotano – a parere dei pm – una spregiudicatezza al limite (se non in violazione) della legge. Il punto di riferimento per i due pm è la normativa vigente in materia di antiriciclaggio. Gli inquirenti hanno in pratica fatto riferimento, di fronte al Riesame, ad un’operazione del novembre del 2009 finita all’attenzione dei giudici del riesame in relazione ad assegni per complessivi 300mila euro incassati dallo Ior su un conto acceso in una filiale Unicredit e negoziati da tale Maria Rossi (indicata come la madre di un reverendo, a sua volta titolare del conto). Dalle indagini, sarebbe emerso che quei soldi provengono da fondi di una banca di San Marino e che quello della Rossi è un nome di pura fantasia. Nell’ottobre del 2009, poi, in una filiale di Intesa San Paolo si sarebbe registrato un prelievo di 600mila euro in contanti senza che lo Ior avesse indicato la destinazione. Su sollecitazione della banca, l’istituto vaticano avrebbe parlato di soldi per missioni religiose senza fare riferimento a natura e scopo dell’operazione. Così Intesa San Paolo ha fatto la segnalazione agli investigatori della Basnca d’Italia , avvertendo che nell’arco di un anno sono stati movimentati ben 140 milioni di euro in contanti. Tra i tanti destinatari indicati dallo Ior come beneficiari di assegni è saltato fuori anche il nominativo di don Evaldo Biasini, economo della Congrega del Preziosissimo Sangue, indicato da alcuni organi di stampa come il custode dei fondi occultati dall’imprenditore Diego Anemone. Il sacerdote è stato chiamato in causa dai pm di Perugia nell’ambito dell’inchiesta sulle irregolarità negli appalti sui Grandi Eventi e il G8 che si doveva svolgere alla Maddalena.

LA REPLICA DEL VATICANO – Dalla Santa Sede arriva una prima precisazione sull’inchiesta. «La notizia della conferma, da parte del Tribunale del Riesame, del sequestro in via preventiva di un deposito dello Ior su un conto del Credito Artigiano è stata appresa con stupore» afferma il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, «Si ritiene – aggiunge Lombardi – che si tratti di un problema interpretativo e formale». Tanto che, conclude il gesuita, «i responsabili dello Ior ritengono di poter chiarire tutta la questione al più presto nelle sedi competenti».

Redazione online
20 ottobre 2010(ultima modifica: 21 ottobre 2010)

, si indaga per riciclaggio: “spariti” 140 milioni dello Ior
pubblicato il 21 ottobre 2010 alle 07:17 dallo stesso autore – torna alla home
L’ipotesi dei pm: i prelati come prestanome di clienti ricchi e famosi. Quindici banche all’interno dell’inchiesta. E una serie di imprenditori nel mirino.

Il nome che spunta a sorpresa è quello di Evaldo Biasini. Ne parla Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera e dimostra che quell’operazione da 23 milioni di euro che ha dato il via all’indagine sull’Istituto di Opere Religiose non è stata affatto casuale. Anzi.

DECINE DI CASI – I magistrati hanno scoperto decine di casi analoghi, e soprattutto ha fatto emergere il sospetto che i nomi dei prelati a cui sono intestati i conti presso la banca vaticana siano in realtà puri e semplici prestanome di clienti ricchi e famosi. Il nome ricorrente è quello di Biasini, già uscito in occasione dell’indagine sugli appalti per il G8 a L’Aquila. Don Bancomat, come lo chiamavano all’epoca della cricca dei grandi appalti, aveva anche lui un conto allo Ior: ha spostato 50mila euro dallo stesso conto che utilizzava per Diego Anemone. Oppure come il sacerdote che ha ricevuto e girato a un imprenditore di San Marino 300mila euro. Da un deposito dello Ior presso l’istituto San Paolo, sul quale era delegato ad operare il direttore generale Paolo Cipriani, sono stati prelevati altri 600mila euro, e alla richiesta di spiegazioni l’istituto religioso risponde con il silenzio. In totale da quei conti sono usciti 140 milioni di euro, quasi tutti senza causale e giustificativi. Si indaga anche sul conto Unicredit ex Banca di Roma finito sotto i riflettori qualche mese fa, intestato a un sacerdote dietro il quale, secondo i magistrati, si cela un ricco imprenditore. E poi ci sono i 50mila euro prelevati da Biasini per essere messi a disposizione di Angelo Balducci e dello stesso Anemone.

IL SEQUESTRO RIMANE – Per questo i famosi 23 milioni di euro da cui è partita tutta l’operazione rimangono sequestrati, e i bonifici diretti alla JP Morgan di Francoforte (20 milioni) e alla Banca del Fucino di Roma (3 milioni) sono bloccati. In tutto sono quindici le banche sotto inchiesta per violazione delle normative sul riciclaggio: “Si ritiene che si tratti di un problema interpretativo e formale”, dice Padre Lombardi dell’ufficio stampa del Vaticano. Intanto ieri Ettore Gotti Tedeschi, il nuovo presidente dello Ior, ha presenziato a un incontro organizzato dal Monte dei Paschi di Siena, e l’Osservatore Romano ha difeso la sua nomina.

Potrebbero interessarti:

Vaticano, nuove accuse per lo Ior: coinvolta anche la cricca?
Verdini, in arrivo l’indagine per riciclaggio e favori alla cricca
Unicredit, Bnl e altre banche italiane sotto accusa per i conti dello I.O.R.
Previti e quei 17 milioni pagati per evitare l’accusa di riciclaggio
Profumo di Ior. E di riciclaggio
Tags: ettore gotti tedeschi • ior • riciclaggio • vaticano
1 commento stampa – fallo leggere
Segnala su:
post

  • 

    <

    FUMATA NERA A SAN PIETRO: TEMPI BUI PER LA CHIESA del VATICANO

    LETTERA del CARDINAL JOSEPH RATZINGER SU UN PRETE PEDOFILO

    strong>

    Ior,stupore in Vaticano per i 23 milioni sequestrati

    condividi

    ALTRE OPERAZIONI SOSPETTE DELLA BANCA VATICANA NEL MIRINO DEGLI INQUIRENTI

    GIACOMO GALEAZZI

    A Roma, su decisione del Tribunale del Riesame, restano sotto sequestro i 23 milioni di euro dello Ior ritenuti dalla procura oggetto di una movimentazione caratterizzata da omissioni punite dalle norme antiriciclaggio e, nel frattempo, finiscono nel mirino degli inquirenti altre presunte operazioni sospette della banca vaticana. Due, in particolare, i casi esaminati dal procuratore aggiunto Nello Rossi e dal sostituto Stefano Rocco Fava: riguardano assegni per 300 mila euro incassati su un conto dello Ior presso un’agenzia Unicredit (novembre 2008) ed un prelievo di 600 mila euro fatto da un conto aperto in Intesa San Paolo (ottobre 2008). Quanto alla prima vicenda, gli inquirenti avrebbero accertato che il titolare del conto sarebbe un religioso, ma a negoziare gli assegni, i cui fondi provengono da San Marino, è un prestanome fittizio, Maria Rossi, indicata come la madre del reverendo, ma risultata, di fatto, inesistente. Per quanto riguarda il prelievo di 600 mila euro dal conto aperto in Intesa San Paolo non sarebbero state rispettate le indicazioni specifiche di natura e scopi dell’operazione previste dalla normativa antiriciclaggio. Nell’arco di un anno, in quell’agenzia, sono stati movimentati complessivamente 140 milioni di euro sui conti riconducibili allo Ior. Tra l’altro nella stessa filiale risultano movimentati alcuni assegni a nome di Don Evaldo Biasini, economo della Congrega del Preziosissimo Sangue, indicato da alcuni quotidiani, nel quadro degli accertamenti sugli appalti G8, come il custode dei fondi neri dell’imprenditore Diego Anemone. Entrambe le vicende sono state segnalate alla procura dall’Uif (Unità di informazione finanziaria). Intanto i vertici dell’Istituto per le opere di religione devono fare i conti con il rigetto del ricorso presentato dai legali del presidente Ettore Gotti Tedeschi e del direttore Paolo Cipriani, indagati per omissioni legate alla normativa antiriciclaggio, contro il sequestro dei 23 milioni depositati su un conto del Credito Artigiano. La notizia della conferma del sequestro è «stata appresa con stupore» in Vaticano, secondo quanto riferito dal direttore della sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi. «Si ritiene – ha aggiunto – che si tratti di un problema interpretativo e formale. I responsabili dello Ior ritengono di poter chiarire tutta la questione al più presto nelle sedi competenti». Le motivazioni che hanno indotto il tribunale del riesame, presieduto da Claudio Carini, a mantenere il sequestro preventivo del danaro devono essere ancora depositate. Alla banca vaticana resta ora la strada del ricorso per Cassazione o, in alternativa, quella di indicare al Credito Artigiano natura e scopi (ossia ciò che, per la procura, i due indagati non hanno fatto) della movimentazione dei soldi. Non è, infine, escluso che lo Ior possa anche rivedere i propri rapporti con Bankitalia alla luce della circolare del 9 settembre scorso con la quale sono stati forniti agli istituti di credito indicazioni sui rapporti da tenere proprio con la banca vaticana, considerata istituto di credito extracomunitario. Status che impone a palazzo Koch obblighi di verifiche non semplificati, ma rafforzati.


  • venerdì 8 ottobre 2010

    L'ATTENTATO A BELPIETRO... VERITA' O FANTASIA? Interrogativi inquietanti ma doverosi....
















    L'attentato al direttore di Libero, ci fa' sorgere vari dubbi: non c'è nessuna traccia dell'attentatore medesimo... Nonostante le telecamere e nonostante gli altri agenti presenti...
    Cosa sara' accaduto?
    E' un fatto singolare con un altro precedente ormai noto e che allora coinvolse il Procuratore di Milano, Gerardo D'Ambrosio...
    Gli inquirenti non si sbilanciano, e' coinvolta la Polizia di Stato, la Digos, insomma una parte di coloro che per serietà e congruità di comportamenti devono dare affidabilità e sicurezza alla cittadinanza e rappresentare degnamente le istituzioni. Il direttore Belpietro non avrà colpe ma il suo Caposcorta dovrà spiegare un bel po' di cose adesso ai Magistrati, purché gli apparati collegati, tra polizia e servizi segreti, non facciano qualche copertura indebita, che sortirà effetti soltanto deleteri.
    Già il Ministro dell 'Interno si e' sbilanciato non poco con la sua annunciata prossima escalation di attentati, di cui lui dice di avere sicura notizia, affermazione questa più consona pero' ad una novella Cassandra che non al titolare del Viminale, se non altro sotto il profilo della prudenza.
    Per non parlare dei soliti Cicchitto e Gasparri, come pure il sempiterno busto televisivo di Capezzone, che si sono buttati a capofitto a denunciare la campagna di odio mediatico che starebbe soffiando su tutta la penisola: a tal proposito confondono la libertà di critica anche mordente e aspra con il favorire l'ideologia del terrore o dell'attentatore... Così facendo dovrebbero mettere sotto inchiesta qualche milione di cittadini che oggi e' insofferente verso questo esecutivo e i suoi epigoni vocianti...
    Chi genera infatti un odio più che feroce, istituzionale quasi, qualche critico giornalista oppure qualche giovane intemperante o piuttosto diciamo un ministro della Repubblica che incita al razzismo, alla discriminazione, un primo ministro che vede nei magistrati stessi un attentato alla Costituzione, quando indagano sul suo conto?...
    Quando si usano parole efferate da parte di esponenti delle istituzioni, e quando si crea di fatto uno stato di controllo su tutto, media, polizia, giornalisti, chiesa, magari con l'arma del ricatto e dell'intimidazione allora si apre la porta ad uno scenario da regime sudamericano, che tutti ricordiamo bene...
    La democrazia dev'essere una realtà viva, che viene alla luce, come diceva Cristo in merito a chi fa le opere della luce e non delle tenebre, perché nulla ha da nascondere del suo stesso operato.
    Chi grida al clima di odio e di rappresaglia, veda se lui stesso non ha contribuito a crearlo con le sue stesse campagne denigratorie verso chi soltanto dissente civilmente dai suoi propositi e dai suoi programmi governativi, sia sotto il profilo economico che sociale.
    Chi e' così sicuro di vedere in giro un complotto di attentatori e di estremisti violenti, per contribuire alla verità , cominci a portare le prove che quella notte del Caposcorta di Belpietro a Milano non e' stata una bufala, ma un fatto reale.
    Per adesso, non vorremmo essere tacciati di essere degli scettici incalliti n'è cartesiani, ma abbiamo il diritto sacrosanto di dubitare, non soltanto per amore di verità ma per decenza, sia sul fatto aggressivo stesso in questione che sul gran can can che ne e' scaturito...
    La nostra Repubblica, uscita da misteri ben più fitti e oscuri, la cui caligine ancora ci sovrasta, ha bisogno di luce di chiarezza, non di ulteriori ombre e dietrologie a buon prezzo.

    I TEOLOGI del CENTRO STUDI TEOLOGICI di MILANO